Estraneo a casa mia – Storia di un Apartheid

Padova, 17.04.2019

Estraneo a casa mia. Storia di un Apartheid.

 

Le ricorrenze di lutto, ricordo e risposta alla sopraffazione che si succedono in questi giorni, raccontano di una Palestina che soffre ma non cede. Nella serata di ieri ACS si è unita all’Istituto di Cultura Italo Palestinese, Assopace, Donne in Nero e la Comunità Palestinese della Regione del Veneto, per ricordare e per discutere di iniziative di pace in risposta alla violenza.

 

In occasione della “Giornata del prigioniero palestinese” ricordiamo gli eventi che sono ormai parte della Storia e riflettiamo su un sistema che, ancora oggi, legittima l’incarcerazione di prigionieri politici in Detenzione Amministrativa, contravvenendo alle Convenzioni ratificate sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e avvallando la sistematica violazione delle Convenzioni internazionali.

Nel rispetto della Convenzione ratificata sui Diritti dell’infanzia, non ci sono minori israeliani nelle carceri; in sfregio alla Convenzione stessa, i minori palestinesi non godono dello stesso trattamento. Quella che doveva essere la misura eccezionale della Detenzione Amministrativa è diventata regola sistematica, applicata, in violazione alla Convenzione di Ginevra, come misura carceraria. Negli orti dove crescevano ulivi e limoni i coloni, scortati dall’esercito, costruiscono le loro case, le loro superstrade, che non sono percorribili per i palestinesi.

Il Rappresentante della Comunità palestinese del Veneto parla di un vero e proprio Apartheid, dimenticato dal silenzio omertoso di molti e che esiste di fatto, se non di diritto, nelle zone occupate della Cisgiordania e di Gaza. La Palestina è zona grigia, in cui l’unico diritto riconosciuto è quello all’appropriazione per occupazione, di case, terre, bestiame. Esiste un diritto dell’occupante ma non esistono diritti per gli occupati.

Il film documentario proiettato ieri sera “Stranger in my home”, prodotto dalla regista israelo-palestinese Sahera Dirbas, ci racconta questa storia. La storia di un popolo profugo nella sua stessa terra.
E’ il racconto di quattro famiglie esiliate dalle case degli avi, che vivono la negazione del Diritto al Ritorno. Dopo 40 anni possono far visita alle loro case, ormai straniere, abitate da altri, le mura sono le stesse ma il colore è quello dell’ingiustizia, dell’abuso; non c’è riscatto per chi ha perso tutto, una diaspora a cui non è dato riconoscimento.

Enzo Gragnaniello canta nel video di chiusura per la Striscia di Gaza, contro l’embargo, per la libertà e la rivendicazione dell’esistenza di un popolo, della sua cultura laica e rurale, legata ad un terreno che da arido sa essere reso fertile dalle mani esperte degli agricoltori palestinesi.

La Palestina è una terra martoriata da violenze, abusata, umiliata e dimenticata, ma in chi si batte per la pace e per il dialogo trova la sua voce e “canta”, come dice Enzo Avitabile nel video proiettato in apertura, e nella speranza trova la forza per la resistenza.

 

Giulia Fiamengo