La COOPERAZIONE al tempo del COVID19

Intervento registrato 

(22.04.2020)

La prima cosa che vorrei dire  in questo difficile momento, come cooperante, e’ Non riuscire ad arrivare al mio posto di lavoro, considerando questo un lavoro di Cooperazione, dove la presenza e’ d’obbligo. Questo e’ veramente disarmante. Dall’altra parte il messaggio di vicinanza  e solidarietà che arriva dai nostri partner, che tanto apprezzano e hanno bisogno della nostra vicinanza.

I gazawi e i palestinesi tutti, sono molto abituati alla chiusura, ai coprifuochi, per l’ingiusta punizione che sono costretti a vivere e che deriva da decisioni non sostenibili. Ma ad un certo punto hanno avuto paura e si sono resi conto, cosi come noi, di quanto dipendiamo l’uno dall’altra per sopravvivere.

All’inizio della Pandemia, quando ancora non era arrivato nessun caso a Gaza, il  primo impatto è stato quello della paura e del disorientamento;  per la prima volta ho sentito alcuni amici e amiche di Gaza, con i quali ho trascorso per esempio i 50 giorni di chiusura durante i bombardamenti del 2014, aver paura. Il nemico invisibile sicuramente e’ molto forte, o forse destabilizza e fa pensare  a quanto sia  debole ogni aspetto della vita umana. 

Poi, immediatamente siamo passati a pensare in che modo era possibile  continuare a costruire qualcosa anche in questa posizione;  ci siamo detti: “ Da ora in poi dovremo ragionare con cose da risolvere, non problemi, perché i problemi sono altri. La scala dei valori cambia e ci dobbiamo impegnare maggiormente”. 

Il sistema cooperazione ci permette di avere rapporti diretti con il paese di riferimento ed e’ quello che dobbiamo continuare a coltivare, per continuare a garantire la sicurezza comune anche in questo periodo. Ed e’ cosi che il lavoro dei cooperanti italiani, insieme a quello dei cooperanti locali palestinesi, sta continuando, a sostenere  i vecchi ma anche i futuri progetti, riadattandoli al momento COVID.

I dati del contagio, per esempio,  non sono stati alti fino ad ora,  ma sono in continua evoluzione ed è quindi necessario riadattare le attività all’emergenza pandemica, e come in ogni situazione di emergenza, anche se questa è la piu’ grossa dal punto di vista sanitario, raccogliendo le proposte e le necessità della popolazione locale.

Per esempio nel progetto Green Hopes Gaza, situato in un area particolarmente isolata e a rischio, quale e’ quella del confine del Governatorato Nord, dove è in corso la riqualificazione dell’area e la costruzione di un grande parco pubblico multifunzionale, per la riqualificazione ambientale e sociale,  dove la popolazione ha vissuto sfollata dai tempi dei bombardamenti, e dove la Cooperazione Italiana sta lavorando con grandi sinergie,  la necessità di dare maggiore sostegno alla comunità locale di riferimento è stata immediata. Le iniziative di prevenzione e di awareness mirati, soprattutto per i gruppi più vulnerabili, quelli cioè che sono più  esposti al contagio e non hanno i mezzi per difendersi, sono stati i primi passi; poi, alcune piccole  attività produttive previste dal progetto sono state ridefinite: produzione e distribuzione di materiale di protezione sanitaria; una piccola impresa gestita da donne ha cominciato a lavorare per produrre  mascherine riutilizzabili; una cooperativa fornirà  i detergenti e i kit sanitari, e i giovani partner della comunità si occuperanno della distribuzione sulla popolazione locale, 3750 Nuclei familiari circa 15000 persone saranno fornite di questo primo aiuto di protezione al Virus.

Anche la consapevolezza di continuare a esprimere il messaggio di bellezza, di arte e di cultura positiva che vive la nuova generazione e che anche se per un momento si e’ fermata, ha la necessità di essere presente e comunicata alla gente. I nostri volontari,  formatori nel settore della comunicazione, fotografi, videomakers, artisti e pittori, ci mostrano le immagini dei sorrisi che danno la vita.

Abbiamo il dovere morale di andare avanti, perché con l’impegno si possa costruire un mondo migliore.

 

Di Meri Calvelli