Siamo ancora una volta senza voce

di Francesca Campanini

Hebron, 11/10/2023

 

“Siamo ancora una volta senza voce” denunciano i civili che si trovano attualmente sotto attacco da parte dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Interruzione completa di elettricità e quasi totale disconnessione dal mondo per via del taglio alla connessione internet in svariate aree della Striscia sono ulteriori misure di punizione collettiva imposte dall’esercito israeliano. Esse contribuiscono a ostacolare la diffusione di notizie riguardo i danni umanitari provocati dalla ritorsione israeliana dopo il lancio dell’operazione “Alluvione al-Aqsa” da parte del movimento armato al governo della Striscia.

Non solo la comunicazione tra la popolazione civile di Gaza e il mondo esterno è ostruita, ma anche le possibilità di scambiarsi informazioni all’interno del territorio assediato: “E’ difficilissimo persino contattare i nostri famigliari per sapere se sono vivi” raccontano le persone sotto bombardamento costante da sabato mattina.
Tra le vittime dei crimini umanitari con cui Israele sta rispondendo alle atrocità commesse da Hamas nelle aree israeliane al confine con la Striscia ci sono anche giornalisti che lavorano sul campo a Gaza. Secondo il Committee to Protect Journalists sono 31 i giornalisti palestinesi uccisi da sabato 7 ottobre.

Tra le prime vittime ci sono stati Mohammad el-Salhi, ucciso da un proiettile israeliano mentre stava lavorando dal confine est del campo profughi di Bureij, e chi è morto sotto i bombardamenti israeliani nonostante si trovasse a una distanza di sicurezza dal target dichiarato dall’IDF, come Saeed al-Taweel, Mohammed Subh e Hisham Alnwajha uccisi a Gaza City. Molti altri professionisti dell’informazione sono caduti, insieme alle loro famiglie, a causa dei bombardamenti indiscriminati che colpiscono la Striscia ormai da quasi un mese.

A quasi un anno e mezzo dall’omicidio della storica reporter palestinese Shireen Abu Akleh da parte dell’esercito israeliano a Jenin, il silenziamento delle voci che raccontano la realtà dell’occupazione e delle azioni di guerra compiute da Israele continua, mietendo in questi giorni le vite dei giornalisti di Gaza che trovano la forza di lavorare mettendo ulteriormente a rischio la loro vita per dare voce alla loro gente.