SOSTEGNO ALLE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELLA DIFFUSIONE DEL COVID-19 A GAZA
Un intervento di cooperazione con i nostri partner locali per il sostegno alla produzione dei primi dispositivi di protezione da distribuire alle famiglie in difficoltà.
Con meno di 10 euro puoi acquistare 1 kit per una famiglia.
Beneficiari:
- Popolazione economicamente svantaggi
- Comitato di quartiere e comitato gestione Parco GHG
- Ditta Maraky di Soad Kalub, azienda artigianale di sartoria, specializzata in produzione di camici, tute ospedaliere, mascherine chirurgiche e simili
- Piccole ditte produttrici di saponi e disinfettanti nella Striscia di Gaza
Obiettivo immediato: fornire dispositivi sanitari di protezione individuale di base contro il contagio da virus.
Si distribuiranno kit di mascherine+disinfettante+sapone (tutto prodotto da piccole aziende di Gaza) alle 530 famiglie già beneficiarie del progetto GHG, coinvolgendo anche il Comitato di Quartiere per la distribuzione.
Obiettivi a lungo termine:
- Sostenere lo sviluppo dell’azienda Maraky (parola marocchina che significa “luogo di pace”) creata 4 anni fa a Gaza dalla signora Soad Kalub dopo che la precedente azienda, localizzata a Rafah, era stata completamente distrutta dall’aggressione israeliana del 2014 denominata “margine protettivo”. L’azienda, grazie alla tenacia di Soab, si sta lentamente affermando e dà lavoro e formazione professionale a un gruppo di donne gazawe liberandole dalla dipendenza dai sussidi internazionali;
- Consolidare il percorso del Comitato di quartiere verso la gestione in autonomia del Parco creato dal progetto GHG.
Modalità d’azione:
in coordinamento con il nostro staff locale che lavora sul progetto GHG e i nostri partner locali
Budget:
5.000 € (cinquemila euro) per la prima fase;
L’ iniziativa si affianca a quella di Patrizia Cecconi, Associazione Oltre il Mare (https://zohorfilistin.org/2020/03/31/gaza-progetto-mascherine-anti-virus/), concentrandosi sull’area specifica del GHG, che è una delle più marginali e marginalizzate della Striscia.
L’attività ampliabile qualora raccogliessimo altri contributi.
Costo per 530 kit (un kit per famiglia, in totale 3710 persone):
descrizione | NIS | EUR |
Mascherine lavabili e riutilizzabili: 3,710 pezzi, 1,5 NIS cad | 5565 | |
Disinfettante: 530 flaconi da 500 ml – 70% alcool 30% gel di ficus, 13 NIS cad | 6890 | |
Sapone: 3710 saponette, 1 NIS cad | 3710 | |
Borse di stoffa (lavabili, riusabili): 530, misura 43x35cm, 5 NIS cad | 2650 | |
Stampa volantino informativo e di supporto psicologico predisposto da Aisha e Ciss | 435 | |
totale | 19250 | 5000 |
Cambio: 1 eur = 3,85 NIS
Modalità di finanziamento:
libere sottoscrizioni di soci e donatori, volontari
Tempi di realizzazione:
40 giorni a partire dal 20 aprile 2020. Parte immediatamente l’ordine del materiale, che sarà pronto in 1 settimana, inviando il denaro necessario per l’acquisto delle prime 3710 mascherine prodotte dalla ditta Maraky di Gaza, e dei relativi disinfettanti e saponi prodotti anch’essi da due ditte di Gaza. Il tutto avverrà con regolare rendicontazione.
Dopo questa prima fornitura, le successive saranno scaglionate a seconda dei fondi raccolti settimanalmente e l’obiettivo che ci poniamo è la produzione e successiva consegna di almeno 4.000 kit entro massimo 40 giorni, sperando che il contagio venga fermato prima. In quel caso, l’eventuale somma raccolta e non usata verrà destinata allo sviluppo di attività legate al progetto Green Hopes Gaza.
PREMESSA e MOTIVAZIONI
Dal 2000 Acs è presente in Palestina con progetti dedicati soprattutto alla popolazione rurale. Dal 2010 è presente con continuità nella Striscia di Gaza con proprio personale e supporta fin dalla sua nascita le iniziative del Centro Culturale di Scambio Italo-Palestinese VIK; dal 2018 sta realizzando, con partner italiani e locali e con il co-finanziamento dell’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo (AICS), i progetti “Green Hopes Gaza” e “Peace Steps”.
Dal primo marzo 2020, l’emergenza coronavirus è arrivata anche a Gaza. Le autorità locali, con il prezioso supporto dell’OMS, hanno predisposto centri di quarantena alle due entrate della Striscia (Rafah, a sud verso l’Egitto, e Beit Hanoun, a nord verso Israele), dove vengono accolte, sottoposte a tampone e tenute in isolamento per 21 giorni tutte le persone in ingresso (finora, circa 2500 lavoratori emigrati palestinesi con le loro famiglie, rientrate da Rafah; il valico a nord è invece chiuso e poche decine di persone sono rientrate da Israele con procedure di emergenza). In questo modo sono state trovate 15 persone positive, di cui 9 già curate e 6 ancora ricoverate nell’apposito ospedale da campo costruito al valico di Rafah (dati aggiornati al 20.04.2020), e si è per ora evitato l’ingresso del virus in questo piccolo e sovraffollato pezzetto di terra (oltre 5300 persone per km²), dove la popolazione, anche se molto giovane (oltre il 60% ha meno di 35 anni), è debilitata dalle condizioni di vita determinate dagli attacchi militari e dall’embargo israeliano, che da 13 anni ha regalato a Gaza il soprannome di “prigione più grande del mondo”.
L’OMS ha inoltre fornito 37 ventilatori polmonari (prima dell’emergenza Gaza ne aveva solo 50, di cui 35 in uso e 15 disponibili) e altre attrezzature mediche, e insieme al Ministero della Sanità ha formato il personale locale alla gestione dell’emergenza.
È però lampante che in queste condizioni, se il virus entra nella Striscia, sarà un’ecatombe. L’unico modo per evitarla è prevenirne l’ingresso e proteggere tutta la popolazione con i dispositivi individuali.
Le attività dei nostri progetti al momento funzionano a ritmo ridotto, perché alla popolazione è stato chiesto, come a noi, di evitare assembramenti e uscite di casa non necessarie; ma con i nostri partner locali abbiamo avviato alcune azioni aggiuntive e specifiche:
1° azione già in atto: CISS e AISHA, che nel progetto GHG gestiscono le attività di supporto psico-sociale alle famiglie dei 3 quartieri coinvolti, hanno realizzato alcuni video e un sintetico volantino che stiamo diffondendo come azione di informazione e prevenzione alle famiglie e come supporto psicologico a una comunità che è già fortemente provata dall’embargo e dai numerosi attacchi militari degli ultimi 13 anni. I quartieri dove stiamo lavorando sono stati ripetutamente danneggiati in passato, e distrutti nell’attacco israeliano del 2014. Solo negli ultimi mesi abbiamo assistito al rientro a casa delle prime famiglie cui sono stati assegnati gli appartamenti di edilizia popolare ricostruiti dal governo italiano tramite AICS.
2° azione: i medici locali ci dicono che servono “mascherine, saponi e prodotti igienizzanti per la popolazione, mentre per gli ospedali, se il virus dovesse portare alla malattia, cioè al Covid-19, il problema non potrebbe essere risolto con il ricorso a piccole sottoscrizioni perché dopo anni di bombardamenti e di assedio, con impoverimento continuo delle nostre strutture, ciò che servirebbe ai nostri ospedali per far fronte a un eventuale alto numero di malati da sottoporre a terapia intensiva richiederebbe finanziamenti di altra portata, quindi quel che vi chiediamo è di aiutarci a evitare che il virus si diffonda, perciò mascherine, saponi e igienizzanti per la popolazione, subito.”
Piuttosto che far arrivare uno stock di mascherine o di saponi acquistati altrove (peraltro impossibile, perché dall’inizio dell’emergenza l’embargo è ancora più stretto), abbiamo contattato piccole aziende locali che producono mascherine professionali e saponi. Questo si inquadra anche nella logica del progetto GHG, che include una componente di formazione professionale e supporto alle microimprese locali, in collaborazione con il Palestinian Fund for Employment and Social Protection (PFESP).
PER SOSTENERE IL PROGETTO
C/C: ACS Associazione di cooperazione e solidarietà presso Banca Etica Le donazioni ad ACS, in quanto Onlus, sono deducibili/detraibili secondo la normativa vigente. |
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Nella foto: Soad indossa la mascherina lavabile e riutilizzabile (basta lavarla con una soluzione di acqua e cloro) prodotta nel suo laboratorio in cotone e tessuto plastico filtrante |