Palestina
Oggi più di un palestinese su quattro vive sotto la soglia di povertà.
L’occupazione israeliana – con la conseguente sottrazione di terra e di acqua, la costruzione del muro di separazione e i numerosi check-point che impediscono o ostacolano fortemente il movimento di persone e beni – rende sempre più difficile lo sviluppo di attività agricole in grado di assicurare alle famiglie palestinesi un reddito dignitoso e la sicurezza alimentare.
Nonostante questo il settore agricolo continua ad essere importante e rappresenta il 30% del PIL ed è il primo settore in cui si rifugia chi ha necessità di un reddito minimo.
La Palestina non ha un territorio particolarmente esteso, ma è ricca di varietà di sementi – e per questo preziosa per coltivare la biodiversità – e quindi ha molteplici e diversi tipi di colture. La Terra ha però un alto tasso di salinità che sta aumentando in alcune aree della Valle del Giordano a causa del Largo uso di fertilizzanti chimici e pesticidi; piove poco quindi il suolo non viene drenato facilmente e la poca acqua disponibile viene spesso utilizzata per i sistemi monoculturali che ne richiedono grandi quantità. I prezzi di vendita dei prodotti, soprattutto della verdura, variano in continuazione a causa delle restrizioni israeliane che si impongono sullo spostamento di persone e beni: si creano così problemi per il commercio e per il profitto, che diminuisce.
Dal 2000 i prezzi di fertilizzanti e agenti chimici per il controllo delle erbe infestanti sono significativamente aumentati e spesso la loro importazione non è autorizzata da Israele e, al tempo stesso, c’è una frequente carenza di mezzi alternativi. L’agricoltura biologica e il ritorno alla salvaguardia delle sementi tradizionali locali possono quindi contribuire a risolvere questi problemi. In questo contesto, diventa fondamentale promuovere la biodiversità e un’agricoltura biologica in grado di sostenere i piccoli agricoltori, nonché incoraggiare la formazione e le attività delle cooperative che possano garantire meccanismi Equi basati su relazioni mutualistiche.
PALESTINA – SEMI DI RESISTENZA
(Cisgiordania e Striscia di Gaza)
Insieme a YDA e PARC, dal 2000 ACS è a fianco delle donne, dei giovani, degli agricoltori e della popolazione di Gaza con progetti di sviluppo rurale integrato e ripristino di zone urbane degradate, per dare risposte concrete al problema della disoccupazione, supportare il reddito familiare e promuovere il ruolo della donna.
Il Progetto: sostegno al reddito e diritto alla terra
Il progetto si svolge principalmente nelle aree rurali marginali della West Bank, dove si concentrano i produttori su piccola scala e dove ci sono alti livelli di povertà, servizi di base insufficienti, difficoltà di accesso al credito e mancanza di risorse da investire (ad esempio beni necessari per l’agricoltura).
I beneficiari diretti sono 250 famiglie di piccoli agricoltori che possiedono terreni a ridosso del muro di separazione o circondati dalle colonie illegali israeliani e dai checkpoint. Questi agricoltori, appartenenti a 9 diversi villaggi, devono affrontare quotidianamente i problemi dovuti all’occupazione israeliana ed alla mancanza d’acqua; il progetto li sostiene nel mantenere attiva la produzione dei loro terreni e nell’aprire a produzioni di qualità per migliorare il loro reddito. Si tratta di agricoltori che usano tecniche convenzionali, con l’utilizzo di prodotti chimici e di sementi ibride di importazione.
Il progetto prevede di sostenerli nel processo di conversione della propria azienda alle tecniche di coltivazione biologica, attraverso il sostegno alla nascita di cooperative e la distribuzione di materie prime selezionate, necessarie in agricoltura.
Viene data priorità agli agricoltori privi di reddito, disponibili a lavorare quotidianamente le loro terre tra parentesi – di estensione da 0,2 a mezzo ettaro – che abbiano una buona conoscenza di base dell’agricoltura biologica e buona esperienza in agricoltura. Essere un membro dei Women Clubs rappresenta un ulteriore titolo preferenziale, così come essere membro di cooperative agricole attive sul territorio.
Valorizzazione della biodiversità
Le sementi tradizionali locali sono una parte essenziale del progetto: selezionate all’interno dell’ambiente di riferimento, sono le più adatte per l’agricoltura locale, in particolare quella alimentata con acqua piovana. In queste zone, infatti, le risorse idriche scarseggiano a causa del clima e delle politiche di occupazione israeliana. Le 25 specie di sementi tradizionali locali selezionate sono adatte a contesti aridi e ben reagiscono alle variazioni climatiche riuscendo così a crescere e riprodursi durante tutte le stagioni di coltura, contrariamente alle varietà ibride generalmente utilizzate nell’agricoltura convenzionale. Questo aspetto garantisce una maggiore autonomia dei contadini e li mette in grado di poter rigenerare continuamente il proprio capitale agricolo più importante.
Grazie all’agricoltura biologica i prodotti sono sicuri e sani e contribuiscono al miglioramento dell’economia locale: l’agricoltore conserva il suo terreno, contribuisce alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente e ha un reddito assicurato. Esiste inoltre l’ulteriore vantaggio di potere fare affidamento su quelle risorse di cui già dispone.
Infine la collaborazione tra le Università di Bologna e di Hebron, attiva dal XXX, prevede attività di ricerca con la raccolta di dati e informazioni sulle varietà e sul loro comportamento in situazioni di aridità del suolo e cambiamenti climatici e la formazione per lo staff locale di agronomi nelle strutture del vivaio e della banca delle sementi, che costituiscono anche il punto di distribuzione delle varietà di sementi da diffondere.
Promozione dei prodotti locali per la creazione di una filiera consapevole
I prodotti locali della campagna palestinese, coltivati con tecniche di agricoltura biologica, sono sani, di qualità, hanno prezzi sostenibili e un basso impatto ambientale e sociale. La loro promozione e la diffusione sul mercato locale contribuisce a sostenere l’economia palestinese e la cultura tradizionale. I prodotti sono inoltre disponibili in tutto il mondo nei circuiti del Commercio Equo e Solidale .
Il progetto prevede anche veri e propri scambi culturali: piccoli gruppi e delegazioni palestinesi avranno la possibilità di partecipare, in Italia, ad iniziative formative e culturali – ad esempio il salone internazionale Terra Madre promosso da Sloow Food – e di conoscere le piccole realtà territoriali italiane legate alla distribuzione e vendita dei prodotti agricoli biologici e a km 0, secondo un modello di filiera corta e sostenibilità, quali possono essere i mercatini ,i gruppi di acquisto solidale, i sistemi di vendita diretta “dal produttore al consumatore”.
Dobbiamo riprenderci
il diritto di conservare i semi e la biodiversità
il diritto al nutrimento e al cibo sano
il diritto di proteggere la terra e le sue specie
Vandana Shiva